Il sintomo è la via di accesso alla psicoanalisi o ad una psicoterapia ad orientamento psicoanalitico, in
quanto rappresenta la sofferenza che “morde nella carne e nella mente” della persona che ne soffre.
Generalmente, prima ancora di rivolgersi ad uno psicoanalista/psicoterapeuta, il soggetto intuisce che il
sintomo gli dice qualcosa che va al di là della sofferenza che esso porta, dandosi spesso una pre-
interpretazione, vera o falsa che sia. Il sintomo “parla” dunque.
In altre parole, colui che soffre cerca di leggere il sintomo come un messaggio dal significato sconosciuto.
In questo senso Jaques Lacan, sulla strada tracciata da Freud, definisce il sintomo “una metafora” ovvero,
qualcosa che sta al posto di qualcos’altro. Un messaggio cifrato, come un enigma che attende di essere
decifrato.
Dunque, per la psicoanalisi, il sintomo non è segnale di alterazione, anomalia, ma segno di qualcosa a noi
proprio, ma ignoto e dimenticato e che grazie alla guida dello psicoanalista/psicoterapeuta potrà essere
disvelato.
Appare chiaro quindi che, per la psicoanalisi, “il paziente” da una posizione relativamente passiva di
individuo sofferente, passa ad essere soggetto che, in quanto tale, scopre di essere implicato nell’origine
del proprio sintomo.