Freud definì la psicoanalisi come una delle tre professioni impossibili. Perché?
Perché si rese conto che l'analisi procede contro un impossibile. L'impossibile della pulsione di morte che si
oppone al cambiamento e che Lacan chiamerà godimento, godimento nel reale, intendendo con ciò quello
che non vuole saperne di guarire.
Il compito dell'analista è allora di tentare di riportare nel possibile di un cambiamento questo impossibile.
Cosa non facile, ma non impossibile, altrimenti un'analisi non avrebbe ragione d'essere.
Per questo l'analisi è per molti, ma non per tutti, cosa che però, ovviamente, non si può sapere in anticipo.
Insomma, ciò che rende difficile, se non impossibile, liberarsi di un sintomo, non è la sua supposta gravità,
ma il fatto che, attraverso il proprio sintomo, il soggetto segretamente gode.
Per questo è molto difficile che si rinunci al proprio sintomo, per quanto esso faccia soffrire: è impossibile
cambiare lì dove si gode (cosa che ignorano tutte quelle psicoterapie che promettono cambiamenti
pensando che il sintomo sia solo ciò che fa soffrire), invece, al contrario, è possibile godere lì dove si
cambia.
A questo, non ad altro, serve dunque un’analisi: a poter fare del proprio modo di godere qualcosa di diverso
che un sintomo.
E. T. Errico, Psicoanalista